Parthenope: un sogno a Napoli tra l’onirico e l’epico

29.10.2024


Immagina di essere avvolto da un sogno, un sogno onirico che prende vita sul grande schermo con la maestria esecutiva di Paolo Sorrentino. Parthenope è un incantesimo cinematografico che ti cattura e ti trasporta in un universo fatto di luci soffuse, onde danzanti e melodie che vibrano nell'aria come un sussurro. Parthenope è un canto che risuona nel cuore, una malia che inquieta e affascina allo stesso tempo e che avvolge l'anima e non la lascia andare nemmeno quando le luci del cinema si spengono. È come un sogno lucido, dove ogni dettaglio è amplificato, ogni emozione è amplificata, e ogni immagine è scolpita nella memoria.



Dalle prime inquadrature, Celeste Dalla Porta emerge dalle acque come una Venere generata dai sogni. La sua presenza eterea ci avvolge e ci guida in un viaggio tra le onde della memoria e i riflessi del tempo. Parthenope ci trasporta in un regno dove passato e presente si fondono in un abbraccio eterno, senza tempo, dove le emozioni si riversano come maree senza fine.

«Forse è stato meraviglioso essere ragazzi… È durato poco». Questa frase risuona come un'eco lontana, squarciando il cuore di chiunque l'ascolti. Le note di Cocciante, rigenerate dalla maestria di Sorrentino, tessono una melodia che attraversa il tempo e lo spazio, una trama di filo sottile che collega le anime degli spettatori.


La bellezza di Parthenope è struggente, come un sogno che sfuma all'alba, lasciando dietro di sé una scia di emozioni indescrivibili. Il trascorrere degli anni dissolve illusioni e amori giovanili, ma ogni fotogramma del film è un richiamo alla nostalgia, una danza tra luce e ombra che evoca un senso di perdita e di rinascita.

I personaggi di Parthenope sono come figure mitiche, avvolti da un'aura di mistero e fragilità. Raimondo e Sandrino, interpretati magistralmente da Daniele Rienzo e Dario Aita, si muovono come ombre tra le rovine dei loro sogni, mentre i colossi dai piedi d'argilla (Gary Oldman, Stefania Sandrelli, Isabella Ferrari, Luisa Ranieri, Silvio Orlando, Peppe Lanzetta) ci ricordano che anche gli eroi possono crollare.

Napoli stessa diventa un personaggio, con la sua esoterica meraviglia che avvolge tutto come un manto di stelle. Parthenope è un mito che prende vita, un filo che si intreccia con le vite dei suoi abitanti, creando un tessuto di storie e leggende che risuonano nelle anime degli spettatori.

Guardare Parthenope è come immergersi in un sogno, un'esperienza che ti trasforma e ti lascia con una nuova consapevolezza. È un canto di libertà, una libertà che non fa necessariamente rima con felicità, ma che offre una nuova prospettiva sul mondo. È un viaggio onirico che vale la pena intraprendere, fatto di semplicità e meraviglia.

Parthenope non è solo un film, è un sogno che ti avvolge, che ti riscalda l'anima, un incantesimo che ti trasforma, un canto che ti accompagna anche dopo che le luci si spengono. È un'esperienza che ti lascia con una sensazione di libertà e bellezza, un viaggio nel cuore del cinema visionario di Paolo Sorrentino. Il cinema di Sorrentino ha un potere trasformativo, capace di elevare l'ordinario allo straordinario. Come Fellini e Tarkovskij prima di lui, Sorrentino crea opere che sono vere e proprie esperienze sensoriali, ripeto, viaggi onirici che ci portano a esplorare le profondità della nostra anima.

Abbiamo necessariamente bisogno di registi contemporanei come Sorrentino, capaci di raccontare storie che vanno oltre la superficie, che ci sfidano a vedere il mondo con occhi nuovi. Il suo cinema visionario ci offre un rifugio, un luogo dove possiamo sognare, riflettere e rinascere. Parthenope non è solo un film, è un sogno che ti avvolge, un canto di libertà e bellezza che ti accompagna, un viaggio nel cuore del cinema contemporaneo.



Sorrentino ci mostra che dietro ogni inquadratura, ogni scena, c'è un mondo di emozioni e ricordi che risuonano profondamente con la nostra esperienza umana. È un omaggio, un tributo alla città partenopeae allo stesso tempo una reinvenzione. Parthenope è la testimonianza che il cinema può essere un sogno, un incantesimo, e un viaggio in mondi interiori che, come le onde del mare, ci avvolgono e ci trasformano. 


A PROPOSITO DI..

La differenza tra epico e onirico risiede principalmente nel modo in cui queste due modalità narrative evocano emozioni e costruiscono mondi.


L'epico è un genere narrativo che racconta gesta eroiche e avventure grandiose, spesso legate a miti e leggende. È caratterizzato da un linguaggio elevato, uno stile solenne e una struttura narrativa vasta e complessa. Gli esempi classici includono l'Iliade e l'Odissea di Omero, così come la Divina Commedia di Dante. Le storie epiche tendono a trattare temi universali come il coraggio, l'onore, la battaglia e la ricerca della gloria.

L'onirico, invece, si riferisce a una qualità che evoca o imita l'atmosfera e la logica dei sogni. È caratterizzato da una narrazione frammentata e surreale, immagini evocative e un senso di mistero e stranezza. L'onirico sfuma i confini tra realtà e immaginazione, spesso creando un'esperienza sensoriale e emotiva piuttosto che una storia lineare. Opere come "Alice nel Paese delle Meraviglie" di Lewis Carroll e i film di David Lynch sono esempi perfetti di narrazione onirica.

Mentre l'epico celebra la grandiosità e le imprese eroiche, l'onirico esplora l'inconscio e il mondo dei sogni, creando esperienze sensoriali che vanno oltre la logica ordinaria. Due modalità narrative diverse, ma entrambe capaci di evocare potenti emozioni e di trasportare il lettore o lo spettatore in mondi affascinanti e indimenticabili.


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