L'intimità, l'arte e il filo dell'autenticità: tra contenitore e contenuto

12.03.2025


Premessa: Senza l'ispirazione offerta dalle profonde riflessioni di Vlady Stroy, questo contributo non sarebbe stato né concepito né realizzato. È alla sua visione e sensibilità che dobbiamo l'impulso a esplorare questi temi così profondi e universali. 



Vlady Stroy ti adoro, perché ti conosco bene, Vlady mio.
Mi sottovaluti fin troppo. Sei un hater geniale e di altri tempi, l'amante ideale. Se dovessi scrivere su di te ne scriverei così, con la forza dei miei multi-account a proto-propulsione-atomica, senza scuola né dell'obbligo, né di vita, come scriveva Passolina.

L'indipendenza del gatto e l'arte del trapezio: un tributo a Vlady, maestro del Cirque d'Hiver

Nel magico mondo del circo, dove il movimento si fa poesia e il rischio un atto d'arte, Vlady, celebre trapezista del Cirque d'Hiver nato nel 1833, ci insegna qualcosa che riecheggia nella natura stessa del gatto. Lì, sospeso tra cielo e terra, in un fragile equilibrio di audacia e grazia, Vlady non era solo un acrobata, ma un simbolo di libertà e autonomia. Il trapezio era il suo territorio, il luogo in cui non serviva nessuno eppure catturava ogni sguardo, proprio come fa il gatto con il suo enigmatico fascino. Il gatto, a differenza di molti altri animali domestici, non si presta a essere funzionale. Non risponde a comandi, non si piega al volere altrui. È un'anima indipendente che vive e ama a modo suo. Ed è questa caratteristica a renderlo tanto simile all'arte del trapezio: entrambi esistono non per servire, ma per elevare, per mostrare che la bellezza più pura non si piega a scopi utilitaristici. Nel mondo di Vlady, ogni salto rappresentava una sfida alla gravità, un atto di ribellione contro le leggi più basilari della fisica. Come il gatto, che con il suo incedere elegante sfida le nostre aspettative antropocentriche, anche Vlady era maestro nell'essere sé stesso, senza compromessi. Non sorprende che ciò che infastidisce i servi e i padroni del mondo riguardo ai gatti – la loro indipendenza, la loro mancata sottomissione – fosse proprio ciò che rendeva Vlady una leggenda del trapezio: la sua capacità di essere libero, di amare e lasciarsi amare senza dover dimostrare nulla. Ogni esibizione di Vlady era un inno alla libertà. Nel suo volo, c'era un messaggio potente, simile a quello che il gatto ci sussurra silenziosamente con ogni sguardo penetrante: l'amore e la bellezza non sono doveri, ma sentimenti liberi, privi di catene. E così Vlady, come un gatto che percorre il proprio cammino con fierezza e indipendenza, continua a ispirarci.

Dedicato a Vlady, il gatto del cielo, la cui arte rimane immortale come il misterioso fascino dei nostri compagni felini.

Piss. Non dire gatto se non ce l'hai nel secchio!


Oggi più che in ogni altra dimensione ed epoca, l'apparenza gioca un ruolo dominante. Il contenitore—ciò che sembriamo—diventa spesso il biglietto da visita con cui ci presentiamo al mondo. Eppure, nel profondo, ciò che realmente conta è il contenuto, quell'essenza intima e inafferrabile che ci rende autentici e, al tempo stesso, universali. Come il tuo pensiero suggerisce, Vlady Art, è nell'intimità che si svela la vera forza connettiva dell'umano, quella scintilla che unisce gli individui tra loro e li lega al mondo



È in parte vero, come sostiene Vlady Stroy - vero artista in tensione, sempre* - spesso ci muoviamo tra artificiosità e autenticità, come se indossassimo delle maschere per proteggerci o per adattarci alle aspettative degli altri. Ma, nel momento in cui il nostro intimo viene toccato, è come se una scintilla di verità si accendesse, rivelandoci per ciò che siamo davvero. È lì che la creatività diventa il linguaggio della nostra anima, il mezzo con cui ci mostriamo senza filtri. Quindi, ciò che siamo nel profondo—il contenuto—ha un valore intrinseco. Eppure il contenitore, cioè l'apparenza, ha comunque il suo ruolo: è il primo contatto, l'involucro che può aprire o chiudere le porte alla connessione. La vera magia accade quando il contenitore diventa un riflesso fedele del contenuto, quando ciò che sembriamo e ciò che siamo si intrecciano armoniosamente. L'intimità, paradossalmente, non isola: ci lega. È quella parte autentica e vulnerabile che risuona nell'altro, abbattendo le barriere dell'artificialità. Forse, in fondo, il senso sta proprio in questo: trovare il coraggio di permettere agli altri di vedere non solo il contenitore, ma di immergersi nel contenuto. Così facendo, non solo creiamo legami, ma lasciamo un'impronta di noi stessi nel mondo.

*L'artista, nel senso più profondo e filosofico, incarna proprio quella dialettica tra contenitore e contenuto. Etimologicamente, la parola "artista" deriva dal latino ars, che significa "arte," "abilità," "artigianato." L'artista è quindi colui che plasma, crea, dà forma—che trasforma l'intimità e il caos interiore in un'opera tangibile, offrendo agli altri uno specchio del proprio mondo interiore.Nel contesto nietzschiano, l'artista si avvicina alla figura dell'acrobata: un essere in bilico, che danza sul filo teso tra ordine e disordine, luce e ombra, significato e vuoto. L'acrobata è un simbolo del superamento, del vivere perennemente "oltre" i limiti imposti dalla società o persino da se stessi. Per Nietzsche, questa tensione è essenziale per la creazione artistica: l'artista-acrobata non teme di guardare nell'abisso del proprio essere e di tradurlo in un linguaggio che può essere compreso da altri.L'artista, quindi, non si limita a esprimere se stesso, ma crea un ponte tra il proprio intimo e l'universale. In questo senso, l'artista è il "contenuto" che dà significato al "contenitore" della propria opera, facendo emergere ciò che è autentico, umano e profondamente connesso con il resto dell'umanità.La vulnerabilità e l'intensità emotiva dell'artista lo rendono capace di rivelare verità nascoste. Proprio come l'intimità di cui si parlava prima, la creazione artistica diventa il collante che ci unisce agli altri, un modo per dire: "Guardami, ma soprattutto comprendimi".

Isiride Lancetti

Il contenitore e il contenuto: una relazione simbiotica

Il contenitore non è mai neutro. È la pelle dell'essenza, il primo elemento che gli altri percepiscono. Tuttavia, è solo quando il contenuto—la verità interna—riesce a irradiarsi attraverso il contenitore che nasce una connessione autentica. Ma qual è il limite? Quando il contenitore diventa una barriera e quando, invece, si trasforma in un ponte?

Se ci spostiamo nell'ambito dell'arte, il discorso si fa ancora più interessante. L'artista è il simbolo vivente di questa dicotomia e della sua possibile risoluzione. Il suo compito è quello di trasformare il caos e l'intimità del contenuto in un contenitore che non sia semplicemente forma, ma significato. Ogni opera diventa un portale, un mezzo per comunicare quel nucleo di verità che altrimenti resterebbe nascosto.

L'artista come acrobata: il pensiero di Nietzsche

Nietzsche ci offre una figura potente per comprendere questo equilibrio: l'acrobata. L'acrobata è in bilico, si muove con grazia e precarietà su un filo sospeso. Questa metafora illustra l'essenza stessa dell'artista, colui che è costantemente sospeso tra due mondi: quello dell'interiorità e quello dell'espressione esteriore.

Per Nietzsche, l'artista è anche un superatore, uno spirito libero che non teme di guardare nell'abisso della propria anima e di metterlo a nudo attraverso la propria arte. Questa esposizione, però, non è mai priva di rischio: l'artista, come l'acrobata, rischia di cadere, di essere frainteso o di perdere il contatto con la propria autenticità. Eppure, è proprio questa tensione che rende l'arte viva e significativa. L'opera artistica diventa così non solo un contenitore per l'intimo, ma anche un modo per trascenderlo, per universalizzarlo.

L'intimità come collante universale

Tornando al punto di partenza, l'intimità—nonostante l'etimologia che ci fa pensare a un luogo chiuso e privato—ha un incredibile potere collettivo. È il terreno fertile da cui nasce la creatività, la stessa che ci permette di rivelarci agli altri nel nostro essere più autentico. È nell'intimità che si trova il collante che tiene insieme le relazioni, le comunità e, in ultima analisi, l'intero tessuto dell'esperienza umana.

L'artista, nel suo atto di creazione, invita gli altri a partecipare al proprio intimo. Lo fa con coraggio, aprendo le porte del proprio universo interiore e permettendo agli spettatori di vedere non solo il contenitore della sua opera, ma anche il contenuto che essa racchiude. Questo gesto di condivisione è, in fondo, ciò che rende l'arte così potente: la capacità di farci sentire meno soli, più connessi.

Quindi, cosa è più importante: il contenitore o il contenuto? La risposta potrebbe essere che l'uno non può esistere senza l'altro. Il contenitore deve servire il contenuto, e il contenuto deve avere il coraggio di emergere dal contenitore. L'autenticità si trova proprio in questo equilibrio, in quella danza acrobatica tra ciò che mostriamo e ciò che siamo. Ed è in questa tensione che nascono l'arte, la creatività e le connessioni umane più profonde.

E allora grazie, Vlady Stroy. Grazie a te!




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