Le Cattedrali del Nulla: Visioni interrotte e sogni sospesi nel paesaggio italiano

09.03.2025

La carenza di lettura dei territori nasce forse dal progressivo distacco tra l'uomo e lo spazio che abita: un'assenza di consapevolezza delle stratificazioni storiche, culturali e identitarie che ogni luogo porta con sé. Lo sguardo che non produce "riguardo" è spesso figlio di una società che privilegia la velocità e la funzionalità, dimenticando l'intimità e la profondità della relazione con il territorio. L'Incompiuto Italiano, poi, rappresenta il simbolo perfetto di questa deriva. È un "museo a cielo aperto" di opere pubbliche mai terminate, sparse in tutta Italia, espressione tangibile di un'epoca segnata da sprechi, corruzione e mancanza di visione. Questi luoghi, sospesi in una sorta di eterno abbandono, sono divenuti emblema di una nazione che spesso manca di prendersi cura della propria eredità culturale e paesaggistica


Pasolini, poeta e intellettuale, ha parlato con forza del declino culturale e antropologico dell'Italia. Nel suo celebre articolo Il vuoto del potere in Italia (1975), osservava come la modernizzazione e il consumismo avessero distrutto le tradizioni popolari, alienando le persone dal loro passato e dal loro territorio. Per lui, l'omologazione culturale era il vero nemico, un processo che svuotava le differenze e trasformava il paesaggio urbano e umano in qualcosa di irriconoscibile.

Alla luce di queste riflessioni, l'Incompiuto Italiano diventa non solo una ferita nel paesaggio, ma anche un monito: ci ricorda che la bellezza dei luoghi richiede uno sguardo attento, rispettoso e, soprattutto, consapevole.



L'Italia, con la sua ricchezza di paesaggi e il suo contrasto tra bellezza e abbandono, è un esempio emblematico di quanto sia importante allenare uno sguardo che sia rispettoso e capace di cogliere il valore di ogni luogo.

L'Italia è davvero un laboratorio a cielo aperto di bellezza e contraddizioni. La capacità di cogliere il valore intrinseco dei luoghi, anche di quelli apparentemente marginali o dimenticati, può trasformare un semplice sguardo in un atto di cura.

Forse l'essenza di questa "lettura rispettosa" sta nel considerare i luoghi come portatori di storie, di identità collettive e individuali. Ogni spazio, anche quelli abbandonati o incompiuti, può rispecchiare sia le aspirazioni passate che il potenziale di una rinascita. Ed è proprio in questo dialogo tra memoria e futuro che risiede una chiave per valorizzare questi paesaggi, senza lasciarsi sopraffare dal peso dell'abbandono.



Essi sono diventati in pochi anni (specie nel centro-sud) un popolo degenerato, ridicolo, mostruoso, criminale. Basta soltanto uscire per strada per capirlo. Ma, naturalmente, per capire i cambiamenti della gente, bisogna amarla. Io, purtroppo, questa gente italiana, l'avevo amata: sia al di fuori degli schemi del potere (anzi, in opposizione disperata a essi), sia al di fuori degli schemi populisti e umanitari. Si trattava di un amore reale, radicato nel mio modo di essere. Ho visto dunque "coi miei sensi" il comportamento coatto del potere dei consumi ricreare e deformare la coscienza del popolo italiano, fino a una irreversibile degradazione.

Pier Paolo Pasolini

L'Incompiuto Italiano è un fenomeno che si manifesta in diverse regioni d'Italia, con opere pubbliche mai completate che raccontano storie di sprechi e mancanza di pianificazione. Ecco alcuni esempi emblematici:

  1. La Città dello Sport di Tor Vergata (Roma): progettata dall'architetto Santiago Calatrava, doveva ospitare i Mondiali di Nuoto del 2009. Tuttavia, i lavori si sono fermati, lasciando una struttura imponente ma incompleta.

  2. Il Ponte sullo Stretto di Messina: sebbene non sia mai stato costruito, il progetto ha assorbito ingenti risorse economiche e rappresenta un simbolo di promesse non mantenute.

  3. Il Villaggio Olimpico di Bardonecchia (Torino): costruito per le Olimpiadi Invernali del 2006, alcune parti del complesso sono rimaste inutilizzate e in stato di abbandono.

  4. La Diga di Blufi (Sicilia): un'opera idrica mai completata, che avrebbe dovuto servire l'agricoltura locale ma è rimasta un'incompiuta.


La storia della Città dello Sport di Tor Vergata è davvero emblematica e racconta molto non solo su Roma, ma anche sulla fragilità dei grandi progetti di architettura nel contesto di crisi economiche e amministrative globali. Quest'opera incompiuta, iniziata con ambizioni altissime, oggi è diventata un simbolo fisico di promesse mancate e opportunità perdute.

Non è un caso isolato: esistono ovunque nel mondo strutture monumentali mai completate, spesso vittime di finanziamenti interrotti, cambiamenti politici o crisi economiche impreviste. Eppure, queste opere suscitano un fascino particolare, rappresentano un dialogo interrotto tra visione e realtà. Forse possiamo considerarle un monito sull'importanza della sostenibilità non solo economica, ma anche progettuale.



Dismaland, Banksy
Dismaland, Banksy

La differenza tra un intervento di denuncia artistica, come quello di Banksy con il suo "Dismaland", e una risposta architettonica che miri a soluzioni durature per la società. È chiaro che il carico simbolico di queste opere incompiute non basta a garantire un futuro funzionale e significativo. Le opere trasformate in "paesaggi del sublime" o in attrazioni temporanee rischiano di cadere nel dimenticatoio una volta esaurito il loro ruolo di denuncia. Al contrario, l'architettura, proprio per la sua natura, ha il dovere di operare nella direzione della trasformazione concreta e dell'attivazione sociale di questi spazi, evitando che rimangano monumenti statici a una crisi ormai storicizzata. Il Parco dell'Incompiuto a Giarre e le vicende narrate in "Unfinished Italy" sottolineano come attribuire un significato artistico o poetico a queste strutture possa talvolta fossilizzarne il loro stato di "rovina moderna". Solo un approccio basato su una visione progettuale sostenibile e un reale dialogo con le comunità coinvolte potrebbe invertire questa tendenza e ridare vita a questi luoghi.



Le opere incompiute rappresentano un peso significativo per la pianificazione urbana, influenzando diversi aspetti:

  1. Consumo di territorio: questi progetti spesso occupano spazi che potrebbero essere destinati a usi più funzionali, come parchi, abitazioni o infrastrutture. Restano invece aree inutilizzate, contribuendo al degrado urbano.

  2. Impatto economico: le risorse investite nelle opere incompiute diventano uno spreco, sottraendo fondi che potrebbero migliorare altre parti della città o finanziare progetti essenziali.

  3. Declino estetico e sociale: strutture incompiute e abbandonate deturpano il paesaggio urbano, creando zone di abbandono che possono attrarre comportamenti antisociali e compromettere la qualità della vita dei residenti.

  4. Freno alla mobilità e ai servizi: se incomplete, infrastrutture come strade, ponti o centri pubblici non riescono a soddisfare i bisogni della comunità, bloccando lo sviluppo urbano e creando disagi.

  5. Immagine della città: le opere incompiute possono trasmettere un senso di inaffidabilità e cattiva gestione, danneggiando la reputazione della città sia a livello nazionale che internazionale.

Affinché queste aree non diventino simboli permanenti di fallimento, si potrebbe pensare a interventi di riutilizzo creativo o riconversione. Esistono città che hanno trasformato incompiute in parchi, spazi culturali o progetti di arte urbana, mostrando che anche dal fallimento può nascere opportunità. È vero che il paesaggio del Sud Italia, costellato da case lasciate incomplete e scheletri di cemento, è ormai parte di un immaginario collettivo, intriso di significati sociali, economici e politici. Questo fenomeno racconta storie di aspirazioni interrotte, di economie locali stagnanti e di sistemi legislativi e amministrativi spesso incapaci di prevenire o gestire l'abusivismo edilizio. Cercare una soluzione architettonica a questo tipo di incompiuto sembra quasi fuori luogo, perché il problema va oltre la dimensione estetica o funzionale. È profondamente radicato in dinamiche storiche e sociali che richiedono interventi di natura amministrativa e politica. Forse, però, alcune di queste strutture potrebbero avere una seconda vita attraverso strategie di riutilizzo creativo. Ad esempio, coinvolgendo le comunità locali per trasformarle in spazi pubblici, luoghi culturali o strutture temporanee. Questo potrebbe essere un modo per ridare senso e funzione a ciò che oggi appare come un vuoto.


Alcuni esempi di riutilizzo creativo delle opere incompiute in Italia mostrano come sia possibile trasformare il fallimento in opportunità:

  1. Alterazioni Video e il "Manifesto dell'Incompiuto": Questo collettivo di artisti ha reinterpretato le opere incompiute come un nuovo stile architettonico. Hanno proposto di trasformare questi spazi in luoghi di riflessione estetica e culturale, come accaduto in Sicilia, dove alcune strutture sono state utilizzate per eventi artistici.

  2. Il Parco dell'Incompiuto Siciliano (Giarre, Sicilia): Qui, diverse opere incompiute sono state integrate in un percorso turistico e culturale, attirando visitatori curiosi di esplorare queste "rovine contemporanee".

  3. Progetti di arte urbana: In alcune città, le strutture abbandonate sono state trasformate in spazi per murales, installazioni artistiche o performance, dando nuova vita a luoghi altrimenti dimenticati.


IN ALTRE PAROLE..



Franco Arminio parla di letture corrette e sbagliate dei luoghi, di fotografia, di sguardo. Intervista di Silvia Camporesi, con il contributo di Cesare Pomarici

Leggere un luogo "bene" o "male" implica molto più del semplice osservarlo: significa comprenderne la storia, il significato e l'interazione con chi lo abita. L'Italia, con la sua ricchezza di paesaggi e il suo contrasto tra bellezza e abbandono, è un esempio emblematico di quanto sia importante allenare uno sguardo che sia rispettoso e capace di cogliere il valore di ogni luogo.

L'addestramento alla giusta lettura di un luogo, come dice Franco Arminio - poeta e paesologo  si lega direttamente al concetto di cura e responsabilità. È una chiamata a non limitarsi a denunciare o a osservare, ma ad agire. Questo richiamo si può collegare anche al tema delle architetture incompiute di cui abbiamo parlato: il modo in cui le guardiamo determina se queste rimangono solo simboli di un fallimento o se possono rinascere come opportunità.



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