La voce dell'educazione: un potente strumento di trasformazione

20.11.2024

da un assunto del maestro Franco Lorenzoni


In occasione della Giornata dei Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, riflettere sulla voce, un elemento spesso trascurato ma fondamentale nell'ambito educativo, diventa un atto di consapevolezza e responsabilità. La voce non è solo uno strumento di comunicazione, ma un veicolo di emozioni, un ponte tra insegnante e studente, capace di trasformare le relazioni educative e, di conseguenza, la qualità dell'apprendimento


La voce come riflesso dell'anima

Il timbro, il tono e il ritmo della nostra voce sono espressioni dirette delle nostre sensazioni più profonde. Anche la voce più apparentemente anonima e asettica trasmette informazioni preziose, rivelando le intenzioni e le emozioni nascoste dietro le parole. Pensiamo a quante volte scopriamo le vere intenzioni di una persona non tanto da ciò che dice, ma da come lo dice. La voce è emozione allo stato puro, e nel contesto educativo, essa diventa uno strumento potente per stabilire connessioni autentiche e significative.

La formazione degli insegnanti: un vuoto da colmare

Nonostante l'importanza della voce, nella formazione degli insegnanti, essa viene spesso trattata come un elemento marginale. Nelle università, il corpo e la voce sono raramente oggetto di studio approfondito. Tuttavia, le quantità di informazione che ci trasmette il timbro e il tono della voce sono impressionanti e meritano maggiore attenzione. La voce ha una connessione diretta con le nostre emozioni e, per questo, può diventare uno strumento educativo di straordinario potere.

La voce come strumento di gentilezza e democrazia

Il maestro Mario Lodi sosteneva che "per educare alla democrazia bisogna partire dalla parola gentile". La gentilezza, infatti, è una postura delicata che non si può apprendere senza un contesto in cui la si incontri e la si sperimenti concretamente. La voce gentile e rispettosa è fondamentale nelle relazioni reciproche, poiché modula il nostro modo di metterci in relazione con gli altri, influenzando positivamente l'ambiente educativo.

Il potere della voce nell'educazione

Esplorare la potenza espressiva ed emotiva dei suoni, dei sussurri e delle parole ascoltate a viva voce significa riconoscere che la voce è uno strumento essenziale nella cassetta degli attrezzi di ogni insegnante, per citare il maestro Franco Lorenzoni. La consapevolezza degli effetti del nostro tono di voce e la capacità di modularlo sono fondamentali per costruire relazioni educative basate sul rispetto e l'empatia.

La nostra voce è un elemento chiave nel processo educativo. Utilizzare la voce in modo consapevole e gentile può trasformare le relazioni in classe, promuovendo un ambiente di apprendimento positivo e inclusivo. Ricordiamo che la voce, con la sua connessione diretta alle nostre emozioni più profonde, è un veicolo potente per trasmettere amore, rispetto e comprensione. Solo attraverso una voce educata alla gentilezza e all'ascolto possiamo sperare di costruire una società più giusta e democratica, dove ogni bambino e bambina si senta valorizzato e rispettato.



Franco Lorenzoni

Educare controvento. Storie di maestre e maestri ribelli

L'incontro con maestre e maestri capaci di aprire prospettive nuove e inattese è al centro di questo nuovo saggio in cui Franco Lorenzoni illustra la sua pedagogia innovativa e necessaria.

«Perché le differenze non si trasformino in discriminazione è necessario educare controvento, mettere in atto una ribellione nonviolenta. Educare alla libertà è un artigianato difficile, che ha bisogno di ispirarsi a chi ha saputo incarnare una rivolta tenace e quotidiana, in grado di costruire strumenti culturali capaci di accrescere le possibilità di scelta di tutte e tutti. Ma per educare controvento è necessario moltiplicare le domande e seminare inquietudine». Franco Lorenzoni è stato per quarant'anni maestro elementare e, insieme, ricercatore e formatore in un laboratorio pedagogico d'avanguardia. È autore di due libri ormai di culto in cui si dipinge l'avventura di una scuola capace di dare piena voce a chi apprende. In questo terzo libro illustra la pedagogia dell'educare controvento. Vale a dire una scuola «incubatrice di vocazioni», come voleva Calamandrei, il cui fine è «il pieno sviluppo della persona umana» e il mezzo una ricerca continua delle proprie capacità per cercare di contrastare ogni esclusione sociale.
Il maestro Lorenzoni prosegue con il suo stile anti manualistico e non dottrinario, partendo dalla memoria di molteplici esperienze e rivivendo incontri e lezioni indimenticabili. La pratica e la teoria. La pratica è nei capitoli dispari, che narrano ciò che nasce dal continuo dialogo con bambine e bambini e da laboratori che rovesciano il mondo per cercare di comprenderlo nei suoi aspetti fondamentali: il corpo, lo spazio, il tempo, la convivenza, il parlare, il contare, la natura e la spiegazione scientifica della realtà. La teoria è nei capitoli pari, ed emerge dagli incontri che lo hanno formato con maestre e maestri capaci di aprire prospettive nuove e inattese. Calamandrei che osserva il figlio crescere, Carla Melazzini e i maestri di strada, l'approccio psicoanalitico capace di ascolto di Alessandra Ginzburg, la matematica come liberazione del pensiero di Emma Castelnuovo, le innovazioni radicali di Mario Lodi e don Milani, l'opposizione a ogni esclusione etnica di Alexander Langer, l'utopia necessaria di Nora Giacobini, fino ad arrivare alle esperienze contemporanee di Malala Yousafzai e di Greta Thunberg. Sono tante le presenze che compongono questo affresco di una pedagogia necessaria. 


Nel XV secolo, Roma fu teatro di una scoperta tanto affascinante quanto misteriosa: la tomba di Tullia, figlia dell'oratore romano Marco Tullio Cicerone. La leggenda narra che, durante alcuni scavi lungo la Via Appia, gli operai trovarono una sepoltura che conteneva un corpo perfettamente conservato, come se fosse stato tumulato da poco, e una...

Federico Faggin, il padre del microprocessore e uno dei pionieri dell'intelligenza artificiale, crede che l'intelligenza artificiale (IA) non potrà mai superare l'uomo per una ragione fondamentale: la coscienza umana. Secondo Faggin, la coscienza, il libero arbitrio, il dubbio e i sentimenti sono qualità che non possono essere replicate da una...