José “Pepe” Mujica: un esempio di libertà e umanità con felicità al potere

19.11.2024

José "Pepe" Mujica è una figura straordinaria nel panorama politico mondiale. Nato il 20 maggio 1935 a MontevideoPepe Mujica ha vissuto una vita piena di sfide e trasformazioni. Negli anni '60 e '70, Mujica è stato un membro attivo dei Tupamaros, un gruppo guerrigliero di sinistra che lottava contro la dittatura in Uruguay. Questa fase della sua vita lo ha portato a subire 14 anni di carcere, durante i quali ha subito torture e isolamento. Nonostante le difficoltà, Mujica è rinato come politico dopo il ritorno della democrazia in Uruguay. È diventato un simbolo di resistenza e perseveranza, impegnandosi nella politica per promuovere il bene comune. La sua ascesa culmina con l'elezione a Presidente della Repubblica dell'Uruguay, carica che ha ricoperto dal 2010 al 2015José "Pepe" Mujica è davvero un uomo e politico unico nel suo genere. La sua visione della vita e della politica, basata sulla sobrietà e sulla ricerca della felicità, ha ispirato molte persone in tutto il mondo.


Pepe Mujica
Pepe Mujica

Il discorso all'ONU

Nel suo discorso all'ONU a Rio de Janeiro il 20 giugno 2012, Mujica ha parlato della necessità di ripensare il nostro modello di sviluppo e di consumo. Ha sottolineato che la vera felicità non si trova nell'accumulo di beni materiali, ma nel tempo che possiamo dedicare alle cose che amiamo e alle persone che ci stanno a cuore. Mujica ha criticato il consumismo sfrenato e ha invitato a riflettere su un modo di vivere più sostenibile e umano.

L'intervista a TVE

Nell'intervista rilasciata a TVE il 31 maggio 2013, Mujica ha ribadito i concetti espressi all'ONU, aggiungendo che la sobrietà non è sinonimo di povertà, ma di libertà. Ha spiegato che ridurre le nostre necessità materiali ci permette di avere più tempo per le relazioni umane e per le attività che ci rendono felici. Mujica ha parlato con semplicità e umiltà, trasmettendo un messaggio di speranza e di cambiamento possibile.

Il senso della misura

Mujica crede fermamente che il senso della felicità corrisponda al senso della misura, una virtù che gli antichi Greci chiamavano μετριότης (metriotes). Questa filosofia invita a trovare un equilibrio tra i nostri desideri e le nostre necessità, promuovendo uno stile di vita che valorizza le relazioni umane e il benessere interiore.

Le parole di José "Pepe" Mujica ci invitano a riflettere sul vero significato della felicità e su come possiamo raggiungerla attraverso la sobrietà e la semplicità. La sua vita e i suoi discorsi sono un esempio di come si possa vivere in modo autentico e significativo, mettendo il bene comune al di sopra delle ambizioni personali. Per il futuro, le sue parole possono essere una fonte di ispirazione per tutti noi.


"Autorità presenti, di tutte le latitudini e organismi, grazie mille. Grazie mille al popolo del Brasile e alla sua Signora Presidente. E grazie mille alla buona fede che, sicuramente, hanno manifestato tutti gli oratori che mi hanno preceduto. Esprimiamo la intima volontà come governanti di sostenere tutti gli accordi che questa nostra povera umanità possa sottoscrivere. Permetteteci però di fare alcune domande a voce alta. Tutto il pomeriggio si é parlato dello sviluppo sostenibile. Di tirare fuori le immense masse dalla povertà. Ma che cosa svolazza nella nostra testa? Il modello di sviluppo e di consumo, che é l'attuale delle società ricche? Mi faccio questa domanda: che cosa succederebbe a questo pianeta se gli Indù avessero la stessa quantità di auto per famiglia che hanno i tedeschi? Quanto ossigeno resterebbe per poter respirare? Più chiaramente: oggi il Mondo possiede gli elementi materiali per rendere possibile che 7 mila, 8 mila milioni di persone possano sostenere lo stesso grado di consumo e sperpero che hanno le più opulente società occidentali? Sarà possibile? O dovremmo sostenere un altro tipo di discussione? Perché abbiamo creato una civilizzazione, questa nella quale viviamo, che è figlia del mercato e della competizione, che ha portato un progresso materiale portentoso ed esplosivo. Però l'economia di mercato ha creato una società di mercato e ha prodotto questa globalizzazione, che significa guardare a tutto il pianeta.

Stiamo governando la globalizzazione o è la globalizzazione che ci governa? È possibile parlare di solidarietà e di stare tutti insieme in un'economia basata sulla competizione spietata? Fin dove arriva la nostra fraternità? Non dico queste cose per negare l'importanza di questo evento. No, è per il contrario! La sfida che abbiamo davanti è di una magnitudine di carattere colossale e la grande crisi non è economica o ecologica, è politica! E l'uomo non governa oggi le forze che ha sprigionato, ma queste forze governano l'uomo e la vita. Perché non veniamo sul pianeta per svilupparci in termini generali. Veniamo alla vita tentando di essere felici. Perché la vita è corta e se ne va. E nessun bene vale come la vita, e questo è elementare. La vita mi scappa via, lavorando e lavorando per consumare di più e la società di consumo è il motore, perché, in definitiva, se si paralizza il consumo si ferma l'economia e se si ferma l'economia appare il fantasma del ristagno per tutti noi. Questo iper-consumo è ciò che sta aggredendo il pianeta e deve generare cose che durano poco, perché si deve vendere tanto. E una lampadina elettrica non può durare più di 1.000 ore accesa. Però esistono lampadine che possono durare 100mila, 200mila ore accese! Ma queste non si possono fare perché il problema è il mercato, perché dobbiamo lavorare e dobbiamo sostenere una civilizzazione di uso e consumo, e così siamo in un circolo vizioso. Questi sono problemi di carattere politico e ci stanno indicando la necessità di iniziare a lottare per un'altra cultura. Non si tratta di regredire all'uomo della caverna, né di innalzare un monumento all'arretratezza. É che non possiamo continuare ad essere indefinitamente governati dal mercato, ma dobbiamo governare il mercato. Per questo dico che il problema è di carattere politico, nella mia umile maniera di pensare.

I vecchi pensatori – Epicuro, Seneca, gli indios Aymaras – dicevano: "Povero non è colui che possiede poco, bensì colui che necessita infinitamente tanto e desidera e desidera e desidera sempre di più". Questa è una chiave di carattere culturale. Quindi, saluterò volentieri lo sforzo e gli accordi che si fanno. E li sosterrò, come governante. So che alcune cose che sto dicendo stridono. Ma dobbiamo renderci conto che la crisi dell'acqua, che le crisi dell'aggressione all'ambiente, non sono una causa. La causa è il modello di civilizzazione che abbiamo montato. E quello che dobbiamo rivedere è la nostra forma di vivere! Appartengo a un piccolo Paese, molto ben dotato di risorse naturali. Ci sono poco più di 3 milioni di abitanti ma ci sono anche 13 milioni di vacche, delle migliori al mondo. E circa 8 o 10 milioni di pecore stupende. Il mio Paese è esportatore di cibo, latticini, carne. É una pianura e quasi il 90% del suo territorio è sfruttabile. I miei compagni lavoratori lottarono molto per le 8 ore di lavoro. E ora stanno ottenendo 6 ore. Però chi lavora 6 ore, poi si cerca due lavori; pertanto, lavora più di prima. E perché? Perché deve pagare una quantità di rate: il motorino che ha comprato, l'auto che ha comprato, e paga una rata e pagane un'altra… e quando finisce di pagare è un vecchio reumatico come me, e la vita gli è andata via!

E uno si fa questa domanda: è questo il destino della vita umana? Queste sono cose molto elementari: lo sviluppo non può essere contro la felicità. Deve essere a favore della felicità umana, dell'amore per la Terra, delle relazioni umane, di prendersi cura dei figli, di avere amici, di avere ciò è che necessariamente fondamentale. Perché la vita è il tesoro più importante che si ha. Quando lottiamo per l'ambiente, il primo elemento dell'ambiente si chiama felicità umana! Grazie."


Le parole di José "Pepe" Mujica ci invitano a riflettere sul vero significato della felicità e su come possiamo raggiungerla attraverso la sobrietà e la semplicità. La sua vita e i suoi discorsi sono un esempio di come si possa vivere in modo autentico e significativo, mettendo il bene comune al di sopra delle ambizioni personali. Mujica ci ricorda che la vita è il tesoro più importante che abbiamo e che la vera felicità si trova nelle relazioni umane e nelle esperienze significative. 


Il discorso di Mujica all'ONU (Rio de Janeiro, 20 Giugno 2012)

Nel discorso tenuto all'ONU durante la Conferenza di Rio+20, Mujica ha affrontato temi cruciali come lo sviluppo sostenibile, il consumo responsabile e la vera essenza della felicità. Egli ha espresso con chiarezza la sua visione critica del modello di sviluppo e di consumo delle società ricche, evidenziando l'insostenibilità di tale modello se esteso a tutta la popolazione mondiale.

Punti chiave del discorso:

  • Sviluppo sostenibile e povertà: Mujica ha sottolineato l'importanza di tirare fuori le immense masse dalla povertà, ma ha anche messo in dubbio la sostenibilità del modello di consumo attuale.

  • Critica al consumismo: ha sollevato interrogativi sulla possibilità di mantenere gli attuali livelli di consumo senza compromettere il pianeta, evidenziando come il consumismo sfrenato sia una delle principali cause dei problemi ecologici.

  • Globalizzazione e competizione: Mujica ha criticato l'economia di mercato e la globalizzazione che ha creato una società di mercato, mettendo in dubbio la possibilità di solidarietà e cooperazione in un sistema basato sulla competizione spietata.



Da guerrigliero Tupamaro a Presidente della Repubblica dell'Uruguay, passando per 14 anni di carcere sotto la dittatura: la parabola esistenziale di José "Pepe" Mujica è diventata per il mondo intero un'immagine di speranza e felicità. "El Pepe" è l'esempio vivente di come si possa pensare al bene comune senza avere brame di potere e di ricchezza, vivendo, anzi, come qualsiasi cittadino della propria nazione. Il libro ospita un'intervista esclusiva rilasciata a Montevideo a Cristina Guarnieri, una biografia autorizzata di Mujica scritta da Massimo Sgroi, nonché i discorsi più importanti e famosi del Presidente, fra cui spicca quello sulla felicità che dà il titolo al libro. Nuova edizione aggiornata con i contributi di Roberto Saviano e Milena Gabanelli.

La felicità al potere

Autore: José «Pepe» Mujica

Curatore: Cristina Guarnieri, Massimo Sgroi

Traduttore: C. Guarnieri, F. Puzio, S. Guarnieri

Prefazione: Omero Ciai

Postfazione: Donato Di Santo

Contributi: Roberto Saviano, Milena Gabanelli

Editore: Castelvecchi

Collana: Litorali


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