Il tempo presente: mercificazione del lavoro e crisi dell'umanità

06.11.2024

L’EDITORIALE


Uno degli aspetti più rilevanti del tempo presente è che non vi è più forma di vita e di pensiero umani che non abbiano assunto la forma del lavoro e, più precisamente, del lavoro salariato. La fosca profezia di Marx si è quindi avverata: la società capitalistica, originatasi con la mercificazione del lavoro, è divenuta nella sua essenza una società lavorista e quindi mercificata. Questo fenomeno comporta una serie di conseguenze rilevanti, non solo per l'economia, ma anche per l'intera concezione dell'essere umano e del suo ruolo nel mondo.



La mercificazione del lavoro

Il processo di mercificazione del lavoro ha trasformato ogni attività umana in lavoro salariato, riducendo il valore dell'essere umano a quello di una merce da comprare e vendere. Questo ha portato a:

Riduzione del valore umano: il lavoro è diventato un'attività puramente economica, una merce da scambiare nel mercato, piuttosto che un'espressione della creatività, dell’ingegno e della capacità umana.

Crisi del Progetto-Uomo: la vita dell'essere umano è sempre più vista come un ingranaggio del sistema economico, piuttosto che come un'esistenza piena di aspirazioni e potenzialità uniche.

Conseguenze sul mondo dell'economia

La mercificazione del lavoro ha generato problemi significativi anche all'interno del mondo economico:

Funzione del lavoro e del consumo: il lavoro è diventato il motore del consumo, creando un ciclo infinito di produzione e consumo che spesso non tiene conto delle risorse limitate del pianeta.

Ripartizione delle risorse: la distribuzione delle risorse è diventata sempre più diseguale, con un aumento delle disuguaglianze socio-economiche.

Gestione dell'Ecosistema: la continua necessità di espansione economica mette a rischio l'ecosistema, con conseguenze ambientali gravi e spesso irreversibili.

Il nodo della borghesia europea

Il concetto di "fare" e "creare" proprio della borghesia europea ha diffuso un modello di sviluppo basato sull'industria e sul profitto. Questo modello, adottato e adattato in molte parti del mondo, ha portato a una globalizzazione dei valori capitalistici, influenzando profondamente le società e le economie locali.

Un cataclisma economico e sociale

Contro le vedute ottimistiche dei fautori del liberismo e del capitalismo, la mercificazione del lavoro ha portato non solo a uno scadimento del progetto umano, ma anche a una crisi interna del mondo dell'economia. Le disuguaglianze crescenti, la precarietà del lavoro e la crisi ambientale sono segnali di un sistema economico che necessita di una profonda revisione.

La riflessione sulla mercificazione del lavoro e la sua influenza sul pensiero e sulla vita umana solleva questioni cruciali per il nostro tempo. Ripensare il ruolo del lavoro, della produzione e del consumo è fondamentale per affrontare le sfide attuali e future. Forse la soluzione risiede in un nuovo equilibrio tra lavoro e vita, tra produzione e sostenibilità, tra progresso economico e benessere umano. Solo attraverso una trasformazione radicale del nostro modo di concepire il lavoro e l'economia possiamo sperare di risolvere le crisi che affliggono il nostro mondo e dare un nuovo senso al progetto umano.



La concezione del "Fare" nella borghesia europea

Uno degli aspetti fondamentali della borghesia europea, dal XVI secolo a oggi, è la sua visione dell'arte suprema dell'uomo: la capacità di "fare" e di "creare". Questo concetto distingue l'uomo dall'animale e lo avvicina a una divinità, sottolineando la sua dote di far nascere sulla Terra ciò che non vi è in natura attraverso il lavoro, la scienza e la tecnica. La borghesia vede l'uomo come il costruttore dell'artificiale, una nozione che si dice derivata dalla religione cristiana, dove l'uomo è visto come immagine di Dio e signore della natura.

La creazione e il benessere economico

Per la borghesia, l'uomo crea "dal nulla", plasmando i materiali bruti come crede e costruendo il proprio benessere. La principale concretizzazione di questo concetto è economica: "fare" significa produrre, costruire, guadagnare e godere dei beni prodotti. L'arricchimento finanziario, l'uso tecnologico della conoscenza e il consumismo sono tutte conseguenze dell'essenza dell'uomo inteso come lavoratore, come homo faber.

Il ruolo del lavoro nella società borghese

In questa visione, poco importa che per ogni borghese esista un numero significativo di proletari che lavorano per un salario: il fare, il lavorare sono visti come medesimi sia per il capitano d'industria che per l'operaio, uniti nello slancio del lavoro manifatturiero e industriale. La libertà di fare unisce tutti. Anche il commerciante coopera al "fare", poiché vendendo i prodotti del lavoro, contribuisce a completare il ciclo economico virtuoso.

L'uomo come essere libero e compito

Secondo la borghesia, l'uomo non ha nulla da imparare o da perfezionarsi. Egli esce dal grembo della natura (dalle "mani di Dio") libero e compiuto, pieno di facoltà e diritti naturali, pronto a utilizzarli produttivamente nella vita terrena. Questa concezione ottimistica e quasi divina del ruolo dell'uomo ha influenzato profondamente la cultura e la società europee.

La visione borghese del "fare" e del "creare" ha avuto un impatto duraturo sulla società, promuovendo un modello di sviluppo basato sulla produzione, il profitto e il progresso tecnologico. Questo modello ha contribuito a plasmare l'identità culturale ed economica dell'Europa moderna, ma ha anche generato disuguaglianze e crisi che richiedono una riflessione critica. La sfida per il futuro sarà trovare un equilibrio tra il valore del lavoro e il benessere umano, creando un mondo in cui la creatività e la produttività possano coesistere con l'armonia sociale e ambientale.

La mercificazione del sociale: una crisi dell'umanità

Nel mondo contemporaneo, le relazioni umane mantengono comportamenti etici e affettivi, gratuiti e oblativi, non finalizzati al guadagno. Tuttavia, questo non contraddice l'assunto di fondo: il sociale si è completamente lavorizzato e mercificato, con l'umano ridotto a oggetto quotidiano di sfruttamento.

L'umano nel contesto del lavorismo sociale capitalistico

L'interfacciarsi del sociale utilitarista con l'umano si riflette nella definizione sociologica delle attività di cura (oblative, affettive, disinteressate) come "elemento centrale del processo di riproduzione sociale" o "fattore decisivo dello sviluppo delle risorse produttive". L'umano è ormai visto come complemento funzionale del lavorismo sociale capitalistico. La subordinazione del fuori-lavoro e del non-lavoro al lavoro porta a considerare queste realtà solo in forma privativa e non come costitutive dell'umanità.

La prospettiva delle società pre borghesi

In contrasto, le società pre borghesi e premoderne avevano circoscritto l'ambito del lavoro per preservare spazi dell'agire e del pensare dalla contaminazione con le finalità e i mezzi dell'economia. In queste società, si trovavano attività e prerogative che non potevano (e non dovevano) essere assimilate al lavoro, all'utilità, all'interesse personale, pena la decadenza del loro significato socio-culturale. Tra queste attività vi erano la ricerca filosofica, le manifestazioni dell'affettività, la virtù militare, e la vita religiosa: tutte espressioni di una cura-di-sé che mirava all'autoperfezionamento.

La crisi della modernità

La trasformazione del sociale in un contesto di lavorismo e mercificazione ha portato a una crisi dell'umanità, dove l'essere umano è visto principalmente come una risorsa produttiva. Questa visione utilitaristica limita la comprensione della complessità e della profondità dell'esperienza umana, riducendo tutto a termini economici e produttivi.

Per superare questa crisi, è fondamentale rivalutare le attività e le pratiche che sfuggono alla logica del lavoro e del guadagno. Recuperare spazi di azione e pensiero indipendenti dalle finalità economiche potrebbe permettere un ritorno a una concezione più ricca e completa dell'umanità, dove il benessere non è solo una questione di produzione e consumo, ma anche di cura, affetto e autorealizzazione.


A PROPOSITO DI..


Il pensiero di Pasolini

Pier Paolo Pasolini, figura di spicco della cultura italiana del XX secolo, ha più volte denunciato la mercificazione della società e la perdita dei valori umani autentici. Pasolini criticava aspramente la società consumistica e l'omologazione culturale che ne derivava. In particolare, egli vedeva nel consumismo un pericolo per l'autenticità dell'individuo, che veniva trasformato in un mero consumatore, privo di identità e di coscienza critica.

Pasolini sosteneva che la vera rivoluzione non fosse quella economica o tecnologica, ma quella culturale e spirituale. Secondo lui, la società moderna aveva sacrificato l'umanità sull'altare del progresso economico, perdendo di vista la bellezza delle relazioni autentiche e del pensiero libero. La trasformazione del sociale in un contesto di lavorismo e mercificazione ha portato a una crisi dell'umanità, dove l'essere umano è visto principalmente come una risorsa produttiva. Questa visione utilitaristica limita la comprensione della complessità e della profondità dell'esperienza umana, riducendo tutto a termini economici e produttivi. Pasolini vedeva in questo un tradimento dei valori più profondi e autentici dell'essere umano.



Pier Paolo Pasolini ha scritto numerosi libri che esplorano temi sociali, politici e culturali. Ecco alcuni dei suoi lavori più noti:

1. Ragazzi di vita (1955) - Un romanzo che racconta la vita di alcuni giovani del sottoproletariato romano.

2. Una vita violenta (1959) - Un romanzo che continua l'esplorazione della vita dei giovani disadattati.

3. Petrolio (1992, postumo) - Un romanzo incompiuto che esplora il tema del petrolio e del capitalismo.

4. Teorema (1968) - Un romanzo che esamina le dinamiche familiari e sociali attraverso l'arrivo di un misterioso visitatore.

5. Scritti corsari (1975) - Una raccolta di articoli e saggi che affrontano questioni sociali e politiche italiane.

6. Lettere luterane (1976, postumo) - Una raccolta di lettere e articoli che riflettono le opinioni di Pasolini sulla società italiana.

Questi libri offrono una visione profonda e critica della società contemporanea, e sono un ottimo punto di partenza per comprendere il pensiero di Pasolini.


Per superare questa crisi, è quindi, per concludere, fondamentale rivalutare le attività e le pratiche che sfuggono alla logica del lavoro e del guadagno. Recuperare spazi di azione e pensiero indipendenti dalle finalità economiche potrebbe permettere un ritorno a una concezione più ricca e completa dell'umanità, dove il benessere non è solo una questione di produzione e consumo, ma anche di cura, affetto e autorealizzazione. Come Pasolini ci insegna, la sfida è ritrovare l'autenticità e la profondità delle relazioni umane, al di là della mercificazione e dell'omologazione culturale.


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Uno degli aspetti più rilevanti del tempo presente è che non vi è più forma di vita e di pensiero umani che non abbiano assunto la forma del lavoro e, più precisamente, del lavoro salariato. La fosca profezia di Marx si è quindi avverata: la società capitalistica, originatasi con la mercificazione del lavoro, è divenuta nella sua essenza una...