Il potere della conoscenza: un monito per i giovani citando Bacone

28.10.2024

Il 16 ottobre 2017, il mondo ha perso una voce straordinaria: Daphne Caruana Galizia, una giornalista coraggiosa, che è stata brutalmente assassinata a Malta con un'autobomba. Questo attentato ha scosso profondamente non solo Malta, ma anche l'Italia e il mondo intero. Daphne era una voce contro la corruzione e l'ingiustizia, e la sua morte è un promemoria doloroso di quanto sia pericoloso cercare la verità in un mondo in cui spesso la libertà di espressione è minacciata. Ma per i giovani che desiderano essere liberi e che non vogliono abbassare la testa davanti a nulla e a nessuno, la storia di Daphne Caruana Galizia deve servire da monito e da ispirazione. La ricerca della libertà e della giustizia richiede consapevolezza, coraggio, determinazione e, soprattutto, conoscenza.



Come sosteneva Francesco Bacone, il sapere è il vero potere. La cultura e la capacità di approfondimento sono strumenti fondamentali per comprendere meglio il mondo che ci circonda e per poter agire con consapevolezza e integrità. La frase scientia potentia est (o scientia est potentia) è un aforisma latino col significato di «sapere è potere», cioè: la fondata conoscenza di una disciplina è il presupposto per utilizzarla al meglio. Francesco Bacone nelle Meditationes sacrae del 1597 aveva scritto nam et ipsa scientia potestas est ('poiché la scienza è di per sé una potenza'), anche se con un significato diverso da quello moderno. La versione corrente della frase (scientia potentia est) è da attribuire a Thomas Hobbes, che in gioventù era stato segretario di Bacone. Nel suo De Homine (1658) Hobbes scrive:

«Scientia potentia est, sed parva; quia scientia egregia rara est, nec proinde apparens nisi paucissimis, et in paucis rebus. Scientiae enim ea natura est, ut esse intelligi non possit, nisi ab illis qui sunt scientia praediti».

«Il sapere è potere, ma è potere piccolo, perché il sapere che conta è raro, non si mostra se non pochissimo, e in pochissime cose. La natura del sapere è infatti tale che non può essere afferrato se non da chi vi sia predisposto»,



Daphne era una voce potente contro la corruzione e l'ingiustizia. La sua famiglia, come raccontato nel libro di Paolo Borrometi, "Un morto ogni tanto", ha sempre chiesto verità e giustizia per la sua morte. La loro lotta è diventata un simbolo della resistenza contro l'oppressione e della ricerca della verità.

Immaginare che una figlia possa essere vittima di un tale atto di violenza è straziante. La vicinanza geografica di Malta alla Sicilia rende questa tragedia ancora più sentita. Se Daphne fosse stata nostra figlia, avremmo fatto tutto il possibile per ottenere giustizia, per non lasciare che il suo sacrificio fosse vano.

Ricordare Daphne Caruana Galizia non è solo un atto di memoria, ma un impegno a continuare la sua lotta per la verità e la giustizia. È un richiamo a non dimenticare mai il coraggio di chi si batte per un mondo migliore, anche a costo della propria vita. La sua eredità vive in ogni giornalista che continua a cercare la verità, in ogni cittadino che si oppone all'ingiustizia.

Non dimentichiamo Daphne. Continuiamo a ricordarla, a parlare di lei, a lottare per ciò in cui credeva. Perché solo così possiamo sperare di costruire un futuro in cui la verità e la giustizia prevalgano.



«Ogni tanto un murticeddu, vedi che serve! Per dare una calmata a tutti!» Nelle intercettazioni l'ordine è chiaro: Cosa Nostra chiede di uccidere il giornalista che indaga sui suoi affari. Ma questo non ferma Paolo Borrometi, che sul suo sito indipendente La Spia.it denuncia ormai da anni gli intrecci tra mafia e politica e gli affari sporchi che fioriscono all'ombra di quelli legali.

Dallo sfruttamento e dalla violenza che si nascondono dietro la filiera del pomodorino Pachino Igp alla compravendita di voti, dal traffico di armi e droga alle guerre tra i clan per il controllo del territorio. Le inchieste raccontate in questo libro compongono il quadro chiaro e allarmante di una mafia sempre sottovalutata, quella della Sicilia sud orientale.

Il tutto filtrato dallo sguardo, coraggioso e consapevole, di un giornalista in prima linea, costretto a una vita sotto scorta: alla prima aggressione, che lo ha lasciato menomato, sono seguite intimidazioni, minacce, il furto di documenti importantissimi per il suo lavoro, sino alla recente scoperta di un attentato che avrebbe dovuto far saltare in aria lui e la sua scorta. I nemici dello Stato contano sul silenzio per assicurarsi l'impunità, e sono disposti a tutto per mettere a tacere chi rompe quel silenzio.

Il primo libro di Paolo Borrometi è una denuncia senz'appello su un fenomeno ritenuto in declino e in realtà più pervasivo di sempre, da combattere anzitutto attraverso la conoscenza del nemico. Perché il potere della mafia, come diceva Paolo Borsellino, è anche un fenomeno sociale, fatto di atteggiamenti e mentalità passive contro cui l'unico antidoto è l'esempio della resistenza e della lotta.


Essere giornalista oggi è una vera sfida. I veri giornalisti fanno emergere la verità in un mondo spesso opaco. Rischiano la loro sicurezza personale e affrontano minacce costanti, tutto per il bene pubblico.

Ecco dove il pensiero di Bacone si intreccia perfettamente: il sapere come potere. I giornalisti armati di conoscenza non solo difendono la verità, ma promuovono anche la libertà. Ma il loro lavoro non si limita alla raccolta di informazioni; richiede il coraggio di confrontarsi con forze potenti e spesso intimidatorie.

In questo contesto, il ruolo del giornalista diventa ancora più cruciale: non solo come custode della verità, ma anche come baluardo della libertà. E, come Bacone, i veri giornalisti comprendono che il vero potere sta nell'illuminare le menti e nel promuovere una comprensione più profonda della realtà. La loro missione è rischiosa, ma fondamentale per una società giusta e libera.

Per concludere, Bacone ci insegna che il vero potere risiede nella capacità di discernere, di analizzare criticamente le informazioni e di approfondire. Non è sufficiente accumulare nozioni; è essenziale sviluppare una mentalità critica e aperta, pronta a mettere in discussione le proprie convinzioni e a cercare la verità.

Per i giovani che desiderano essere liberi e non vogliono abbassare la testa davanti a nulla e a nessuno, è fondamentale coltivare la cultura e la capacità di approfondimento. La libertà non è solo assenza di costrizioni esterne, ma anche padronanza di sé e della propria mente. La giustizia, d'altro canto, non può essere raggiunta senza una comprensione profonda delle dinamiche sociali, economiche e politiche che governano il nostro mondo.

Essere liberi e giusti significa anche saper ascoltare, comprendere le diverse prospettive e avere il coraggio di agire in base a ciò che si ritiene giusto. Significa non farsi condizionare dalla paura o dall'ignoranza, ma agire con consapevolezza e determinazione.


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