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“Cecità” di José Saramago: un’analisi profonda
"Cecità" è un romanzo scritto da José Saramago, pubblicato nel 1995. Questo libro è un'allegoria potente che esplora la fragilità della civiltà umana di fronte a una crisi improvvisa e devastante. La storia inizia con un uomo che improvvisamente diventa cieco mentre è alla guida della sua auto. Questa cecità si diffonde rapidamente, trasformando la società in un caos totale.
Trama e temi principali
Il romanzo segue un gruppo di persone che vengono messe in quarantena in un manicomio abbandonato. Tra loro c'è la moglie di un medico, l'unica persona che non perde la vista. La sua presenza diventa cruciale per la sopravvivenza del gruppo. La cecità bianca, come viene chiamata nel libro, rappresenta non solo una condizione fisica ma anche una metafora della cecità morale e sociale.
Uno dei temi principali del libro è la spersonalizzazione. La perdita della vista porta alla perdita dell'identità e della dignità umana. Le persone diventano numeri, privati dei loro nomi e della loro individualità. Questo tema è strettamente legato alla critica di Saramago alla società moderna, dove la disumanizzazione e l'indifferenza sono all'ordine del giorno.
Critica sociale e allegoria
Saramago utilizza la cecità come metafora per criticare la società contemporanea. La quarantena nel manicomio rappresenta la segregazione e l'isolamento dei malati e dei deboli. La prevaricazione del debole sul debole e la rovina della società sono temi ricorrenti nel libro. La moglie del medico, che mantiene la vista, rappresenta la speranza e la razionalità in un mondo altrimenti caotico e disumanizzato.
Il romanzo può essere visto come una favola allegorica sulla dittatura di Salazar in Portogallo. La cecità rappresenta la volontà di non vedere le ingiustizie e le atrocità commesse dal regime. Questo tema è simile a quello di altri grandi romanzi allegorici come "Il signore delle mosche" di William Golding e "La fattoria degli animali" di George Orwell.
Stile e struttura
Lo stile di Saramago è unico e distintivo. Utilizza frasi lunghe e complesse, con una punteggiatura minima, creando un senso di claustrofobia e disorientamento che riflette la condizione dei personaggi. Questo stile immersivo aiuta i lettori a entrare in contatto con il peggio di sé stessi e della società.
"Cecità" è un romanzo che mette in luce la fragilità della civiltà umana e la necessità di mantenere la dignità e la razionalità anche nelle situazioni più disperate. La moglie del medico rappresenta la speranza e la capacità di vedere il male nella società, offrendo una luce per il futuro. Saramago ci invita a riflettere sulla nostra cecità morale e a cercare di costruire una vera collettività che possa tutelare noi stessi e gli altri.
In una città non specificata, un uomo fermo al semaforo diventa improvvisamente cieco. Questa cecità è anomala, poiché i suoi occhi sono accecati da un bianco luminoso, simile al latte. Un passante si offre di accompagnarlo a casa, ma poi lo deruba della sua auto. Il cieco racconta l'accaduto a sua moglie e i due si recano da un oculista, dove incontrano altri pazienti con problemi agli occhi. Il medico, dopo aver esaminato l'uomo, non riesce a trovare una spiegazione per la cecità improvvisa.
Ben presto, la cecità si diffonde: il ladro di automobili, il medico e la moglie del primo cieco sono tutti colpiti dalla strana malattia. La moglie del medico è l'unica a non essere contagiata. L'epidemia, definita "mal bianco", si diffonde in tutta la città e il governo decide di rinchiudere i ciechi in vari edifici per evitare il contagio. Il medico e sua moglie, che finge di essere cieca per non separarsi dal marito, vengono internati in un ex manicomio dove incontrano il primo cieco e sua moglie, la ragazza dagli occhiali scuri, il ladro di automobili, il vecchio con una benda nera e il ragazzino strabico.
All'interno dell'ex manicomio, un gruppo di ciechi malvagi si impossessa delle razioni di cibo e tiene gli altri internati in uno stato di fame perenne, ricattandoli e pretendendo rapporti sessuali con le donne. La moglie del medico, l'unica ancora dotata della vista, uccide il capo dei ciechi malvagi sgozzandolo con un paio di forbici. Tuttavia, un altro cieco malvagio prende il suo posto e la situazione peggiora. Un'altra donna dà fuoco ai materassi che ostruiscono l'accesso alla camerata dei ciechi malvagi, ma il fuoco si diffonde e avvolge tutto l'edificio. Molti ciechi muoiono, ma alcuni riescono a fuggire, tra cui il gruppo della moglie del medico.
All'esterno, la moglie del medico vede quanto drammatica sia la situazione della città, in totale abbandono, con morti per le strade e gruppi di ciechi che lottano per procurarsi del cibo. Dopo aver trovato rifugio in un appartamento, il gruppo cerca di organizzarsi e instaurano un rapporto di amicizia. Tuttavia, la situazione sembra senza via d'uscita, con l'epidemia che persiste e la carenza di cibo che peggiora.
Quando la situazione sembra ormai disperata, il primo cieco recupera improvvisamente la vista e tutti i ciechi guariscono senza alcuna ragione apparente, proprio come all'inizio dell'epidemia.
Il "cane delle lacrime" è un simbolo potente e significativo nel romanzo "Cecità" di José Saramago. Questo cane appare in un momento di grande disperazione per la moglie del medico, quando si sente persa e piange disperata. Il cane si avvicina a lei e lecca le sue lacrime, offrendo un conforto silenzioso e inaspettato.
Il cane delle lacrime rappresenta diversi temi chiave del romanzo:
Empatia e consolazione: Il cane offre un conforto emotivo alla moglie del medico in un momento di grande bisogno. Questo gesto semplice ma significativo rappresenta l'empatia e la capacità di offrire consolazione anche nei momenti più bui.
Speranza e resilienza: La presenza del cane delle lacrime simboleggia la speranza e la resilienza. Nonostante la situazione disperata, c'è ancora spazio per la gentilezza e il conforto, suggerendo che l'umanità può trovare la forza per andare avanti anche nelle circostanze più difficili.
Legame Umano-Animale: Il cane delle lacrime rappresenta anche il legame speciale tra gli esseri umani e gli animali. In un mondo in cui la società è crollata e le relazioni umane sono state gravemente compromesse, il cane offre un esempio di lealtà e affetto incondizionato.
In sintesi, il cane delle lacrime è un simbolo di speranza, empatia e resilienza, che aggiunge una dimensione di umanità e conforto al romanzo di Saramago.
Saramago sostiene di aver scritto Cecità "per ricordare a quelli che volessero leggerlo che noi usiamo perversamente la ragione quando umiliamo la vita, che la dignità dell'essere umano è ogni giorno insultata dai poteri del nostro mondo, che la menzogna universale prende il posto delle verità plurali, che l'uomo smette di rispettare se stesso quando perde il rispetto dovuto al suo simile".
José Saramago, appunto, ci ricorda che "noi usiamo perversamente la ragione quando umiliamo la vita". Questo significa che, troppo spesso, le nostre decisioni, pur essendo razionali, finiscono per danneggiare la dignità umana. Pensiamo a quante volte le politiche economiche, sociali o ambientali vengono giustificate in nome della ragione, ma alla fine causano sofferenza e ingiustizia.
Saramago ci avverte anche che "la dignità dell'essere umano è ogni giorno insultata dai poteri del nostro mondo". Ogni giorno, vediamo esempi di come i governi, le istituzioni e le corporazioni compiano azioni che minano la dignità delle persone. Che si tratti di disuguaglianze economiche, violazioni dei diritti umani o ingiustizie sociali, è chiaro che la dignità umana è spesso sacrificata sull'altare del potere e del profitto.
Un altro punto cruciale sollevato da José Saramago è che "la menzogna universale prende il posto delle verità plurali". Viviamo in un'epoca in cui la propaganda e la manipolazione dei media sono all'ordine del giorno. Le narrazioni dominanti, spesso false, sostituiscono le molteplici verità e prospettive che esistono. Questo ci porta a una visione distorta della realtà, dove la verità è sacrificata per fini egoistici.
Infine, Saramago ci ricorda che "l'uomo smette di rispettare se stesso quando perde il rispetto dovuto al suo simile". Il rispetto reciproco è la base di una società giusta e umana. Quando smettiamo di rispettare gli altri, perdiamo anche il rispetto per noi stessi. È solo attraverso il rispetto reciproco che possiamo costruire una società più giusta e umana.
In conclusione, le parole di Saramago ci invitano a riflettere profondamente sulle nostre azioni e sulle loro conseguenze. Ci esortano a usare la ragione in modo giusto e umano, a difendere la dignità di ogni essere umano, a cercare la verità e a rispettare gli altri come rispettiamo noi stessi. Solo così possiamo sperare di costruire un mondo migliore per tutti.
Al Governo rincresce di essere stato costretto a esercitare energicamente quello che considera suo diritto e suo dovere, proteggere con tutti i mezzi la popolazione nella crisi che stiamo attraversando, quando sembra si verifichi qualcosa di simile a una violenta epidemia di cecità, provvisoriamente designata come mal bianco, e desidererebbe poter contare sul senso civico e la collaborazione di tutti i cittadini per bloccare il propagarsi del contagio (…) La decisione di riunire in uno stesso luogo tutte le persone colpite e, in un luogo prossimo, ma separato, quelle che con esse abbiano avuto qualche tipo di contatto, non è stata presa senza seria ponderazione.
Il Governo è perfettamente consapevole delle proprie responsabilità e si aspetta da coloro ai quali questo messaggio è rivolto che assumano anch'essi, da cittadini rispettosi quali devono essere, le loro responsabilità, pensando anche che l'isolamento in cui adesso si trovano rappresenterà, al di là di qualsiasi altra considerazione personale, un atto di solidarietà con il resto della comunità nazionale.
Il libro descrive una società colpita da un'epidemia improvvisa di cecità, chiamata "mal bianco".
Il governo, nel tentativo di controllare la situazione, decide di isolare i contagiati e coloro che sono stati in contatto con loro.
Nel contesto del romanzo, il governo si trova a dover prendere decisioni drastiche per proteggere la popolazione da un'epidemia di cecità. La citazione riflette il dilemma etico e morale che il governo affronta: da un lato, ha il dovere di proteggere la salute pubblica; dall'altro, deve considerare le implicazioni umane e sociali delle sue azioni.
Il governo esprime il suo rammarico per aver dovuto esercitare il suo potere in modo così energico, ma ritiene che sia suo diritto e dovere proteggere la popolazione. La decisione di isolare i contagiati e coloro che sono stati in contatto con loro non è stata presa alla leggera, ma dopo una seria ponderazione. Il governo si aspetta che i cittadini comprendano la gravità della situazione e collaborino per fermare la diffusione del contagio, vedendo l'isolamento come un atto di solidarietà verso il resto della comunità.
Questa citazione mette in luce temi importanti come la responsabilità del governo, il senso civico dei cittadini e la solidarietà comunitaria in tempi di crisi. Saramago ci invita a riflettere su come le decisioni difficili possano essere necessarie per il bene comune, ma anche su come queste decisioni debbano essere prese con attenzione e rispetto per la dignità umana.
Durante la loro permanenza nel manicomio, i contagiati non riescono, nonostante alcuni tentativi, a creare una struttura solidale. Gli sforzi in questa direzione vengono sopraffatti dall'egoismo e dagli istinti di sopraffazione. I contagiati subiscono una sorta di regressione, che li porta a vivere in uno stato di natura hobbesiano, dove prevale la legge del più forte. Un gruppo ristretto, definito i "ciechi malvagi", instaura una dittatura crudele attraverso la violenza e il ricatto. Questi ciechi malvagi monopolizzano tutto il cibo portato dall'esterno, lasciando gli altri internati in uno stato di fame perenne. Piuttosto che distribuire il cibo in eccesso, lo lasciano marcire. La fame è quindi in parte dovuta alla brutalità e all'egoismo di chi ha il potere di distribuire il cibo. L'egoismo di pochi provoca la sofferenza di molti, facendo emergere un sadico piacere nell'infliggere dolore. I "ciechi malvagi" iniziano richiedendo beni di valore, come ori e gioielli, per poi imporre lo stupro delle donne come moneta di scambio per il cibo.
Il buio della ragione si manifesta ancora di più quando i ciechi, abbandonata la quarantena, vagano per una città devastata, in uno scenario da incubo. La moglie del medico, dotata della vista, vive questo dono come un privilegio ma anche come una maledizione. I suoi occhi le mostrano immagini terribili: morti per le strade, rifiuti ovunque, cani randagi e affamati, e una continua lotta per procurarsi del cibo. A lei spetta il compito di guidare il gruppo e prendere decisioni cruciali per la sopravvivenza dei suoi compagni.
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"Bisogna lasciare la ragione agli altri perché questo li consola del non avere altro." André Gide